<<C’è bisogno di un momento culturale e di approfondimento su che cos’è la trasformazione digitale>> Federica Corda, Segretario Generale della Fondazione Verbano Cusio Ossola (VCO), ci racconta come formazione e accompagnamento siano due delle azioni principali della Fondazione VCO per favorire e facilitare il processo di trasformazione digitale, senza lasciare nessuna organizzazione indietro.
Cosa pensi del processo di transizione digitale?
Il covid è stato un acceleratore straordinario rispetto ai processi, ha messo forzatamente tutti nelle condizione di mettere in moto un processo di cambiamento, anche noi come Fondazione siamo interessati al processo di trasformazione digitale.
Abbiamo promosso dei momenti di formazione per gli enti del territorio che andavano seguiti e messi nelle condizioni di avere le giuste competenze. Tra i temi anche quello della trasformazione digitale è stato trattato attraverso giornate di formazione con una partecipazione davvero importante.
Quali erano i punti che venivano condivisi in questi percorsi di formazione?
Inizialmente l’approccio è stato aperto alla condivisione di strumenti che le organizzazioni avrebbero potuto utilizzare per potenziare e migliorare le proprie attività. In una fase successiva “come si utilizza” lo strumento.
Quindi un momento informativo, conoscitivo dello strumento tecnico e poi su come utilizzare lo strumento. Per fare questo abbiamo bisogno di individuare un target giusto delle organizzazioni. Ci sono vari livelli, le imprese sociali sono sicuramente più strutturate rispetto ad una organizzazione di volontariato. In base all’interesse promuoviamo dei percorsi più specifici sulla base delle loro esigenze.
Il tema focale della Fondazione è la formazione, quello che le Fondazioni chiamano il capacity building, quindi non solo attività erogativa ma dotare sempre di più gli enti di competenze.
Leggi qui la prima parte dell’intervista con Federica Corda
Il vostro è un lavoro di semina, per far capire che cos’è la trasformazione digitale serve un accompagnamento…
C’è bisogno di un momento culturale e di approfondimento su che cos’è la trasformazione digitale e poi c’è un momento in cui il digitale è distruttivo, non è di aiuto. Devo de-costruire quello che facevo prima, i miei processi, e ricostituirli all’interno di un altro sistema e di nuovi processi. Il volontario, un tema frequente, spesso risponde ” se devo farlo con l’applicazione la gestione dei volontari non lo faccio più”, sembra una banalità ma accade.
L‘associazione si trova a dire faccio il passaggio trasformativo di efficientamento delle attività ma perdo la risorsa umana.Come faccio a perdere un volontario che è qui da più 25 anni? Allora ritardo il processo.
Queste situazioni si verificano e non sono così poco frequenti. Alcuni rallentamenti della trasformazione digitali sono determinati da una forma umana di resistenza.
Questo è infatti quello che con uidu intendiamo con “tecnologie umane” ossia non tecnologie calate dall’alto ma che nascono dai bisogni di chi dovrà utilizzarle…
Si era pensato a una forma di tutoraggio attraverso ragazzi più giovani, studenti, ragazzi che con dei tirocini anche brevi potessero accompagnare i meno giovani per metterli in condizione di capire l’efficace e il supporto che la tecnologia porta.
Quale può essere quindi un ruolo delle Fondazioni nella trasformazione digitale?
Trovare degli strumenti che siano operativi e di supporto alla comunità. Non è solo il bando che fa la differenza ma è la formazione, l’aiuto nell'acquisire alcuni strumenti tecnologici digitali e la formazione degli stessi.
Non da ultimo la possibilità di creare dei percorsi di accompagnamento di aiuto attraverso la messa a disposizione di risorse umane, si parla di tutor di comunità ma anche il tutor delle associazioni che fanno più fatica su alcuni temi che possano consentire di gestire al meglio i cambiamenti.
Diciamo anche che forse non tutti riusciranno a stare nel cambiamento e ad adeguarsi. I cambiamenti comportano anche questo. Noi faremo in modo di accompagnare e mettere nelle condizioni tutti rispetto a quello che è il nostro ruolo.
L’obiettivo è proprio cercare di non lasciare indietro nessuno. I due anni difficili che ci sono stati hanno dato un'accelerata a una serie di questioni, dovremo essere bravi a trovare strumenti di supporto agli enti del Terzo Settore del territorio.
Immagini ci vorrà ancora un pò di tempo prima di creare opportunità erogative che possano supportare la trasformazione digitale?
Abbiamo dei bandi che sono abbastanza standard come Arte e Cultura, Sociale ed Educazione, sono tre filoni a cui teniamo ogni anno cerchiamo di dare un pò di continuità a una serie di iniziative che sosteniamo anche negli anni precedenti. L’anno scorso il bando educazione ha cambiato nome “Formazione e competenza”, cercando di tradurre i capacity building e di far capire che l’educazione e la formazione non è solo il progetto che fa la scuola con il progetto educativo didattico ma è anche acquisizione di competenze per voi stessi, di informazione per le vostre attività. Un rafforzamento delle competenze per la vostra organizzazione di modo che si possa essere più specifici e strutturati per atterrare meglio sulle nostre future linee di finanziamento e magari anche per candidarvi meglio su altri strumenti proposti.
Molti però tendono a vedere il loro progetto, la loro iniziativa soprattutto in questi due anni, dove molti hanno cercato le risorse per mandare avanti quello che era stato sempre fatto, piuttosto che essere un po’ più lungimiranti e dotarsi di qualche competenza in più per essere più forti.
Sicuramente nei nostri strumenti erogativi, che sono si settoriali ma abbastanza ampi negli obiettivi, se dovesse arrivare dei progetti indirizzati in questo senso ci sarebbe da parte nostra la disponibilità ad accoglierli positivamente.
C’è qualcosa che ti preoccupa del processo di digitalizzazione?
Di perdere qualcuno per strada. Un esempio banale: nel 2020 abbiamo attivato la nostra area riservata, quindi non si presenta più il progetto cartaceo ma la candidatura avviene online su una piattaforma semplice. Eppure molti enti hanno riscontrato difficoltà, nella registrazione, nell'upload, nell’anagrafica. Da parte della Fondazione c’è un sostegno costante, sono delle banalità ma sono scene di vita quotidiana. I più forti resistono, quelli che fanno più fatica rischiano di perdersi.
Dopo due anni però chi ha preso dimestichezza con il processo continua, è una questione di esercizio, qui è il momento in cui la tecnologia viene in aiuto.